Dovunque andiamo, arriviamo sempre troppo tardi
a ciò che un tempo siamo partiti per trovare.
E in qualsiasi città ci fermiamo
sono le case cui è troppo tardi per tornare
i giardini in cui è troppo tardi per trascorrere una notte di luna
e le donne che è troppo tardi per amare
a tormentarci con la loro impalpabile presenza.

Nel 2014 Henrik Nordbrandt è diventato membro dell’Accademia danese.
Lettera
Se un giorno ci venisse in mente di incontrarci
(cosa di cui in fondo dubito)
allora per amor di Dio scegliamo un luogo
in cui nessuno di noi e’ mai stato prima.
Una qualche isola in disparte nell’Egeo
o una spiaggia nei pressi di Alessandria.
Un posto dove i giardini notturni non ci portino
subito a vedere noi stessi
come fantasmi, dove la gente scorgendoci
non finisca subito per pensare
a chi è morto dopo il nostro ultimo incontro
e dove non compariamo nelle loro storie.
Potremmo passare la notte insieme
a bere, a parlare di nulla
e magari remare sul mare al chiaro di luna
e se non ci venisse in mente di annegarci
potremmo separarci prima dell’alba
felici, prima di essere tornati sobri.
– Se dunque esiste un posto così
(cosa di cui come ho detto dubito)
un posto in cui persino certi tardi sprazzi di sole
e i profumi di certi alberi notturni
di tanto in tanto non ci ricordino che abbiamo provato
tutto questo tante volte prima, senza successo.
Oppure lasciamo perdere l’idea di incontrarci.
- Henrik Nordbrandt
Il nostro amore è come Bisanzio
Il nostro amore è come Bisanzio
dev’essere stata
l’ultima sera. Dev’esserci stato
immagino
un alone sui volti
di chi si affollava nelle vie
o sostava in piccoli gruppi
agli angoli delle strade e nelle piazze
e parlava a bassa voce
un alone che doveva ricordare
quello che ha il tuo volto
quando ne scosti i capelli
e mi guardi.
Immagino che non parlassero
molto, e di cose
piuttosto indifferenti,
che cercassero di parlare
e si bloccassero
senza aver detto quanto volevano
e cercassero ancora
e rinunciassero ancora
e si guardassero
e abbassassero gli occhi.
Le antichissime icone per esempio
hanno in sé quell’alone
come il bagliore di una città in fiamme
o l’alone che la morte imminente
trasmette alle foto dei morti precoci
nella memoria dei superstiti.
Quando mi volto verso di te
nel letto, ho la sensazione
di entrare in una chiesa
distrutta dalle fiamme
molto tempo fa
in cui solo il buio negli occhi delle icone
è rimasto
piene delle fiamme che le hanno cancellate.
- Henrik Nordbrandt
Voglio possederti
Voglio possederti, devi essere mia.
Il tuo corpo, i più profondi
segreti della tua anima
devono essere mia proprietà.
Non devi avere un capello
non un dente
non un singolo angolo buio
nei tuoi pensieri
che non mi appartenga.
Come potrei altrimenti
venderti
per mucchi di argento e oro
preziose pietre
e ogni possibile genere di lusso?
O chissà?
Magari solo un bicchiere di vino
una notte con una puttana
un pugno di perle di vetro colorate
o un povero coltello
col manico di corda.
Come potrei altrimenti sapere
cosa significa perderti?
In che modo
misurare la tua assenza?
Perderti devo comunque.
Ogni giorno ti perdo un po’.
Nei mercati d’Oriente
voglio incettare cose come quelle
per cui avrei potuto venderti
piccole cose
che mi ricorderanno gli invisibili sonagli
che i tuoi movimenti sempre
fanno echeggiare nell’aria
e un enorme torrente di seta
come il punto
in cui il tuo collo incontra le spalle.
E se improvvisamente un giorno
casualmente ti incontrassi
ti regalerei ogni cosa.
- Henrik Nordbrandt